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Godo preistorico
Sulle origini antiche del borgo di Godo, è opportuno citare innanzitutto
uno studio su alcuni reperti preromani, rinvenuti in Godo il 25 marzo 1965,
nel terreno del sig. Giovanni Sabidussi, durante i lavori per la
costruzione della sua abitazione. Questo articolo, di S. Vitri, è stato pubblicato in: "Studi di
Archeologia della X regio in ricordo di Michele Tombolani" a cura di Bianca Maria Scarfì,
ed. L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1994, con il titolo:
Su alcuni reperti di età preromana da Gemona(UD)
(La foto è ripresa dalla pubblicazione citata)
Anche in "Glemone", edito dalla Società Filologica Friulana il 26 settembre 1965, vengono presentate
le foto di alcuni reperti rinvenuti nella stessa località.
Purtroppo non viene aggiunto alcun commento alle foto riportate, per cui non è certo che si
tratti degli oggetti rinvenuti quello stesso anno nel terreno del sig. Giovanni Sabidussi.
(da: Glemone, SFF, 1965)
(da: Glemone, SFF, 1965)
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Casa Romana della Stazio di Glemona
Portata alla luce da Livio Londero a proprie spese. Sempre a proprie spese,
Livio vi ha costruito intorno una stanza completamente interrata.
I blocchi di pietra sul pavimento costituivano la base di appoggio del pavimento
in cotto sotto il quale passava il riscaldamento. Due pezzi del vecchio pavimento sono
ben visibili nella seconda foto
E' questo l'unico esempio noto di questo metodo di costruzione delle case romane
fuori dalle grandi città.
La casa sorge a 300 metri a Sud della attuale fontana di Silans e potrebbe
far parte della nota Statione romana di Glemona che tutti collocano in alto a Gemona,
ma che potrebbe essere invece posta in basso, sulla strada che verosimilmente
passava sotto il colle del castello, anche se resta plausibile che una fortificazione
fosse posta in alto.
Il sito meriterebbe certamente uno studio più abbrofondito e allargato anche
alla zona circostante.
E' mai possibile che ci sia qualcosa solo dove scava Livio?
Tutta la zona meriterebbe una maggiore curiosità da parte degli studiosi.
(foto di Ulderica Da Pozzo)
foto U. Da Pozzo, Lunari 2011, Centro socio Culturale di Godo, Ecomuseo delle Acque
foto Vittorino Lepore
Interno della casa romana, con pavimentazione a ipocausto.
I blocchi di mattone sono originali e sono sistemati sulle pietre come esempio di
come poteva apparire il pavimento.
Le pietre di sostegno non sono pietre calcari, per evitare che si cuocessero con il calore,
e non fanno parte di rocce reperibili in zona.
da: http://it.wikipedia.org/wiki/Ipocausto:
L'ipocausto (dal latino hypocaustum = riscaldato da sotto) era un sistema di riscaldamento
usato nell'antica Roma, consistente nella circolazione di aria calda entro cavità poste nel pavimento
e nelle pareti del luogo da riscaldare.
L'ipocausto era alimentato da un grande forno, il praefurnium, inizialmente
posto nell'adiacente cucina, che produceva l'aria calda.
Questa veniva fatta defluire in uno spazio vuoto predisposto sotto la pavimentazione interna.
In generale l'altezza dello spazio vuoto sotto il pavimento era circa 50-60 cm. (Vitruvio, De architectura)
Pur essendo stata studiata dal personale della Sovraintendenza, non è stato possibile trovare traccia
della relazione.
Tutta la stanza costruita attorno allo scavo e la scala di accesso, è stata costruita da Livio Londero
a sue spese.
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Casa Medioevale
Anche questa casa è stata individuata e scavata da Livio Londero a proprie spese.
La casa è stata trovata completamente riempita di ghiaia,
con la parete Nord sfondata. Appare evidente che si tratta del rudere
di una casa travolta da una alluvione causata dalla Grideule.
Sebastiano Mulloni nel "Cronichon Glemonense ab anno MCCC ad MDXVII",
nell'anno 1430 riporta:
Fuit quaedam inundatio aquarum, ita quod Gradeula
torrens Glemone.... aqua non tamen quod.... murum in Cimeterio Ecclesie
et expulsit corpora mortuorum cum capsis et conduxit ea usque in paludem.
[Ci fu una grande innondazione così che la Grideule, torrente di Gemona,
(distrusse) il muro del Cimitero (che era attorno) al Duomo e scoperchiò
le tombe e portò i corpi con le casse fino in Paludo]
E nel 1499 riporta:
die ... Septembris fuit maxima inundatio aquarum et Gradeula
crevit taliter quod fregit et in ruinam dedit murum in Cemeterio
et conduxit plusquam 5000 currus grare in cimeterio, ita quod quasi
occupaverat portam Ecclesiae totam ita quod vix poterat habere
ingressum in Ecclesia.
[In settembre ci fu una grande innondazione e la Grideule straripò
e distrusse il muro del cimitero e portò più di 5000 carri di ghiaia
nel cimitero, fino quasi alla porta del Duomo, così che a stento si
poteva entrare in Chiesa]
Sicuramente queste innondazioni provocavano gravi danni anche giù in Silans,
tanto da ricoprire di ghiaia una intera casa e forse non solo quella.
Infatti i 3-4 metri di ghiaia che hanno ricoperto la casa fanno pensare
che anche tutto intorno il territorio sia stato sconvolto.
La casa è costituita da due parti.
La parte nord, con soffitto a botte, è più antica ed è quella che probabilmente
è stata sepellita per prima dalla ghiaia, forse proprio intorno al 1430.
Questa parte della casa, risale ad una data anteriore all'anno 1000.
La parte sud appare relativamente più recente. Forse è stata ristrutturata
dopo l'alluvione e riutilizzata almeno fino agli inizi del 1600. E' stata
infatti ritrovata sulla finestra una moneta che risale a quegli anni.
Con ogni probabilità, è stata definitivamente sepolta da un'altra alluvione,
proprio in quel periodo.
Possiamo perciò supporre che, nel Medioevo, il torrente Grideule e
il piano stradale siano stati almento 3-4 metri al di sotto di quello attuale.
La casa trovata da Livio è intatta così come appare nelle foto: è stata solo
svuotata dalla ghiaia che la aveva riempita da Nord.
Foto e didascalie da:
Associazione Storico-Archeologica-Culturale "Valentino Ostermann" di Gemona del Friuli
Pavimento e accesso al locale cucina
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Archi e volte in pietra
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Dalla Cucina
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Il camino della cucina ... funziona!
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... oltre la cucina
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Sotto la volta Livio racconta
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I soci presenti, attenti, aprezzano ... anche il salame
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La Fornasate
Fornace per la cottura dei sassi calcarei per ricavare calce viva
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