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Ecomuseo delle Acque

Il Lavadôr dal Glemine

Il Lavatoio pubblico del Glemine è una storica struttura posta sulla strada che da Silans sale al Duomo di Gemona. E' stata realizzata agli inizi dell'Ottocento ed è servita come lavatoio pubblico fino quasi a metà del Novecento. Quando negli anni '50 da ragazzi si saliva da Godo a Gemona per la Messa in Duomo, spesso si percorreva la strada di Silans, anzichè la via principale. Già allora il Lavatoio era abbandonato e invaso da rovi e erbacce. Era la strada più breve, anche se ripida e dissestata.
Poco prima del Lavatoio, c'era una casermetta di alpini usata come stalla per i muli, dove ci si fermava a chiedere agli alpini di guardia, un pacchettino di gallette. Sarà stata la novità o la fame, ma eramo buonissime.

Una interessantissima ricostruzione della vicenda storica di questo Lavatoio, come di altri lavatoi e in genere delle fontane pubbliche di Gemona è stata fatta dal professor Giuseppe Marini e pubblicata a cura del Comune di Gemona(2011) con il titolo "Il Lavatoio del Glemine".


clicca sul titolo per visualizzare la pubblicazione

Il Lavatoio del Glemine

di Giuseppe Marini - Gemona 2011

per gentile concessione dell'autore




Il sistema irriguo ed i molini presso il lavatoio del Glemine

di Giuseppe Marini - 2013

per gentile concessione dell'autore


Le canalette di Silans

Scavate nella pietra, costruite sotto il Monte Glemine in prossimità del Lavador, sono state utilizzate per portare l’acqua del Glemineit nei prati, negli orti e nelle vigne circostanti


Una descrizione delle canalette, ad opera di Mauro Vale, la troviamo su:
www.pensemaravee.it/SPECIALI/speciale_reti.pdf

Si tratta di un inserto speciale di Pense&Maravee, pubblicato parecchi anni fa e non più o non ancora accessibile in rete nel nuovo sito del periodico gemonese.
L'intero Speciale era firmato da Sandro Cargnelutti.

"Si tratta di una rete di distribuzione idrica che certamente risale al '500: infatti non può che essere posteriore alle frane di enormi quantità di materiali scaricate dal Glemine e dal Cjampon e trasportate dal torrente Grideule fino in Paludo nel 1430 e nel 1500. La mole dei detriti ricoprì in quelle occasioni ogni genere di manufatti precedenti da porta Udine fino in Silans e oltre, interessando completamente l'area compresa tra le mura cittadine, a valle dell'ospedale di San Michele, e i lavatoi pubblici del Glemineit.

E' probabile che le canalette in tufo andassero così a sostituire precedenti opere di irrigazione artificiale che nel corso dei secoli avevano recuperato all'uso agricolo una vasta porzione di terreno ghiaioso, in passato difficilmente coltivabile.

Il sistema si articolava in tre direzioni: un braccio portava l'acqua fin verso l'antica 'strade dai fors', affiancandola per un breve tratto e collegandosi poi, a quota inferiore, a un secondo percorso; l'altro scendeva verso Silans ad alimentare il 'mulinat', posto sull'antichissimo viottolo che s'inerpicava verso la sella tra il Glemine e il colle del Castello.

Dal mulino continuava con canalette a pettine che permettevano l'irrigazione di un altro vasto appezzamento a valle della moderna 'strada del Turco'. Si ha memoria di analoghe strutture irrigue anche nella parte sottostante l'area immediatamente a monte della fontana di Silans e della chiesa di San Valentino, lì dove sono anche venute alla luce (1964) tracce di una necropoli in cui sono stati trovati utensili e monili di bronzo.

Lo stato generale del sistema, che con il terremoto ha subito gravi danneggiamenti, è di completo abbandono e ben meriterebbe un lavoro di recupero e di salvaguardia (che potrebbe anche riservare qualche bella sorpresa di carattere archeologico) non solo per conservare e difendere una piccola traccia della cultura materiale della nostra città ma, grazie anche a studi di carattere idraulico e agrario che ne potrebbero derivare, per farci conoscere e comprendere meglio gli interventi umani volti a rimodellare il territorio gemonese per migliorare la qualità della vita.

Analogo intervento di recupero, di restauro e di salvaguardia meriterebbero anche gli altri manufatti che ancora insistono nella zona: gli storici 'lavadors' (recentemente liberati da arbusti e rifiuti grazie alla generosità dei soci gemonesi del CAI), i percorsi stradali (pavimentazioni e muri di protezione), l'antico mulino, i muri merlati interpoderali e tutto ciò che rimane del passato, magari anche con prospezioni archeologiche in tutta la zona, una delle più interessanti del territorio comunale. Per comprendere meglio le nostre radici".

Vecchia immagine del Lavatoio pubblico (foto E.Disetti)


Immagine del Lavatoio con la cascata del Glemineit (foto di Fabrizio Della Marina, 25.12.2009)


Caterina Urbani al Lavadôr dal Glemine - Foto di Ulderica Da Pozzo
dal Lunari 2011, a cura del CSC di Godo e dell'Ecomuseo delle Acque del Gemonese

Progetto di mulino di Cristoforo Cragnolini - 1819
Archivio Storico - Biblioteca Comunale di Gemona